Per parlare di genitorialità, sostegno alla genitorialità ed educazione alla genitorialità serve conoscere innanzitutto cosa si intenda con questo termine. Effettivamente non è cosa semplice perché in parte in rapida evoluzione e comunque estremamente complesso. Citando ad esempio il dizionario Treccani troviamo: “La condizione di genitore e, anche, l’idoneità a ricoprire effettivamente il ruolo di padre o di madre”. Wikipedia è più generosa e riporta: “La genitorialità è il processo di promozione e sostegno dello sviluppo fisico, emotivo, sociale e intellettuale di un bambino dall’infanzia all’età adulta”.
Serve intendere la genitorialità come un processo in costante evoluzione e non semplicemente come una “competenza” acquisita una volta per tutte e applicabile in ogni situazione. La genitorialità richiede al genitore di adattarsi in modo continuo alle varie esigenze che emergono durante le diverse fasi di sviluppo del figlio. È un continuo divenire che richiede inevitabilmente risorse, provoca ansie e, occasionalmente, genera aspettative negative radicate nei modelli di relazione precedentemente sperimentati dal genitore con la propria madre, il proprio padre o i fratelli. La combinazione di questi elementi contribuisce alla formazione dell’immagine che ognuno sviluppa riguardo al proprio figlio e alla propria identità come genitore.
La funzione genitoriale può essere concepita come un continuum che varia tra due estremi. Da un lato c’è la possibilità di favorire lo sviluppo sano del figlio, la cosiddetta funzione regolativa propulsiva e all’altro estremo c’è il tentativo del genitore di riparare aspetti dolorosi della propria storia personale che poco direttamente riguarda i figli.
Quest’ultimo caso è una funzione disadattiva. La capacità di comprendere e rispondere in modo adeguato ai bisogni del bambino, di proteggerlo e di prendersi cura di lui come individuo distinto, è limitata o compromessa. In altre parole, la capacità di costituire una “base sicura” per il figlio viene minata.
Kurt levin, a sostegno della frequenza di questa situazione, aveva ipotizzato che la crescita umana sia fatta di stadi ripetitivi e che le diverse fasi evolutive dei figli riattivino bisogni ed angosce presenti in ogni genitore e che riguardino direttamente questi ultimi.
Spesso mi capita di occuparmi di genitori e molto frequentemente questi sono preoccupati di sbagliare. Prima o poi, scomodo il pensiero a riguardo di Freud il quale era convinto che il mestiere di genitore, di politico e di psicoterapeuta fossero tutti e tre dei mestieri impossibili perché impossibili da svolgere senza numerosi errori e incertezze. Una “più moderna” citazione di M. Recalcati è : “Tutti noi genitori navighiamo a vista, ci barcameniamo. I migliori sono coloro che sono consapevoli dell’impossibilità di non commettere errori e fanno amicizia con le loro insufficienze e fragilità”.
Proprio per queste ragioni, credo sia importante per un genitore occuparsi del suo “essere genitore”. Si possono frequentare corsi di vario tipo, gruppi di “sostegno alla genitorialità”, leggere libri e anche chiedere il supporto a professionisti come ad educatori e psicologi. Per fortuna, è un periodo storico ricco di possibilità e basta chiedere “in giro” o anche una semplice ricerca sul web per avere l’imbarazzo della scelta.
Si può contattarmi sia telefonando e sia utilizzando il modulo sotto. Di solito preferisco il contatto telefonico.
Da cellulare si può chiamare cliccando direttamente il numero di telefono o il pulsante verde a lato.
Ordine Psicologi Piemonte
Iscrizione all’Albo degli Psicologi del Piemonte Sez. A – N°5491
Tel: 3281390963
Email: alessandro.terzuolo@gmail.com
P.iva: 01501470056