Intelligenza emotiva

Chi non ha mai sentito nominare l’ “intelligenza emotiva”? Credo nessuno, effettivamente capita spesso di trovare questi termini abbinati. Sul web si trovano spesso in evidenza articoli a riguardo, magari un video su youtube o ancora meglio, ci si è imbattuti in qualche libreria con un libro del genere ben in evidenza. Risale ai primi anni novanta la prima volta che i due termini siano stati abbinati e da allora questo concetto si è diffuso fino a diventare un termine popolare.

Cos'é l'intelligenza emotiva

È nel 1990 che Salovey e Mayer definiscono l’intelligenza emotiva per la prima volta: “Abilità che permette di percepire ed esprimere le nostre emozioni, accompagnando e assistendo il pensiero, rendendoci capaci di regolarle così da favorire il nostro sviluppo e la nostra crescita intellettiva ed emotiva”. Cinque anni dopo, Goleman ne da una definizione di altre sfumature: “capacità di motivare sé stessi, persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo, evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare“.

Non parliamo di sintomi, ma di caratteristiche distintive

Secondo Goleman l’intelligenza emotiva, è costituita da cinque elementi distintivi:

  • Consapevolezza di sé: conoscere le proprie emozioni e il riconoscerle. È anche presente la capacità intuitiva di comprendere come queste caratteristiche possano influenzare gli altri.
  • Autoregolazione: la capacità di saper gestire emozioni, affinché siano appropriate e non ostacolino gli obiettivi prefissati.
  • Abilità sociale: la capacità di gestire le relazioni interpersonali al fine di orientarle verso un obiettivo specifico.
  • Motivazione: la capacità di trasformare pensieri negativi in positivi dopo averli individuati, al fine di motivare sé stessi e gli altri.
  • Empatia: la capacità di lettura e comprensione piena degli stati d’animo altrui fino a “mettersi nei panni dell’altro”.

Informazioni generali

Perché è importante sviluppare l’intelligenza emotiva?

Non sempre le persone più intelligenti hanno una maggiore soddisfazione della vita e delle relazioni interpersonali soddisfacenti. Questo perché magari sono molto intelligenti ma dal punto di vista relazionale possono essere scarsi: sono due cose differenti il quoziente intellettivo dall’ intelligenza emotiva. Si può essere dei geni ma servono le competenze relazionali per potersi rapportare al proprio capo e non farsi licenziare, potrebbe essere anche fondamentale, saper leggere il proprio stress in momenti difficili e saperlo gestire senza “dare in escandescenza”.

A cosa serve l’intelligenza emotiva nella vita quotidiana?

Con una maggiore alfabetizzazione emotiva si possono leggere le nostre emozioni. Si riduce così l’angoscia di essere pervasi da “qualcosa di straniero”. Se non si conoscono le emozioni, allora esse possono avere il sopravvento e “prendere il comando”. Per esempio, se capisco di essere stressato, posso mettere in atto dei comportamenti distensivi anziché sfogare il mio stress su “qualche vittima”. Se mi accorgo dei sentimenti degli altri, posso risultare più simpatico, avere maggiori relazioni sociali e più legami, oltre a migliorare la qualità della vita, hanno funzione preventiva nei confronti di alcune patologie come ad esempio la depressione.

Come sviluppare l’intelligenza emotiva?

La prima riflessione da fare è che il quoziente intellettivo è praticamente immodificabile mentre l’intelligenza emotiva può essere modificata e allenata. Si possono intraprendere più strade, dal leggere dei libri, alla meditazione ma quella che mi sento di suggerire e che non esclude le altre, è quella di intraprendere un percorso di psicoterapia. L’aiuto di uno psicoterapeuta è sicuramente più efficace perché si è accompagnati nel proprio viaggio interiore di scoperta del proprio mondo.

Lo psicologo favorisce l’allenamento al domandarsi come si stia, ad evitare di giudicare le emozioni ed anche all’ascolto del proprio corpo. Viene anche promosso l’ascolto, l’emersione e il riconoscimento delle emozioni: l’alfabetizzazione emotiva. Altri elementi che possano essere sviluppati con l’aiuto di uno psicologo sono l’adattabilità, la curiosità e l’indipendenza.

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